Articolo scritto per Italia Che Cambia
Ci sono atleti che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dello sport grazie ai loro memorabili trionfi. E poi ci sono quelli che, paradossalmente, sono diventati famosi a suon di sconfitte. Vi presento Luigi Mantegna – alias “petto d’angelo” per la sua gabbia toracica esposta – da Ceccano, in provincia di Frosinone: 48 anni, di cui diciotto di onorata carriera nel pugilato. Il suo punteggio non può che fare scalpore, anche tra i non appassionati come me: di incontri da professionista ne ha disputati ben 118, ma le vittorie sono state appena due.

La sua è la tipica storia di quelli che nella sua disciplina chiamano mestieranti o collaudatori. «Quelli che vengono chiamati a sfidare, ad esempio, i giovani appena entrati nel professionismo oppure i campioni appena rientrati dagli infortuni», mi spiega nel suo accento ciociaro simpatico e genuino. Spesso, soprattutto all’estero, succede proprio che si mettano d’accordo a tavolino con i loro avversari per truccare i match: della serie, vacci piano o bùttati per terra alla terza ripresa.