Quando pensi “non voglio quella cosa”, in realtà la stai attirando a te

Il nostro inconscio non recepisce la negazione: dunque i pensieri negativi realizzano proprio quegli scenari che temiamo e vorremmo evitare

Foto di John Hain da Pixabay

Gli uomini sono prima di tutto essenzialmente degli animali, dunque guidati dal proprio istinto di sopravvivenza. I suoi meccanismi di funzionamento sono due: inseguire il piacere e fuggire dal dolore. All’apparenza sembrano del tutto equivalenti, ma in realtà c’è un piccolo dettaglio: il secondo meccanismo, che è il più potente dei due, è anche del tutto inefficace. Quando pensiamo di scappare da qualcosa che non ci piace e che non vogliamo, in realtà gli stiamo effettivamente correndo incontro.

Molti maestri spirituali definiscono questa come la “legge d’attrazione“. Pensate alla vecchia novella araba di Aladino e immaginate l’universo come un genio della lampada, pronto a rendere ogni vostro desiderio un ordine. Purtroppo, però, si tratta di un genio un po’ particolare, perché non è in grado di distinguere i desideri positivi da quelli negativi. Quindi, se gli chiediamo “Non voglio più debiti”, oppure “Non voglio più relazioni infelici”, in realtà il risultato che otterremo sarà proprio quello di aumentare i nostri debiti e l’infelicità delle nostre relazioni.

Su cosa concentri i tuoi pensieri?

Badate bene, non si tratta di una credenza esoterica, ma di autentica scienza. Gli psicologi riformulano questo concetto affermando che la nostra mente inconscia non è in grado di recepire la negazione. Il nostro cervello non è capace di “non pensare” a qualcosa: per arrivare a negare un oggetto, deve prima formulare il suo pensiero in positivo, per poi allontanarlo solo in un secondo momento. Se non ne siete convinti, provate a fare questo semplice esercizio: chiudete gli occhi e visualizzate qualsiasi cosa, tranne un grosso elefante rosa. Qual è la prima immagine che vedete davanti agli occhi? Naturalmente, il grosso elefante rosa.

La nostra energia scorre verso la direzione in cui poniamo la nostra attenzione. E, se passiamo tutto il tempo a pensare a ciò che ci spaventa, è proprio lì che poniamo la nostra attenzione: con l’effetto perverso di produrre proprio quel risultato che speravamo di evitare. Come al solito, il nostro comportamento è determinato dalle nostre rappresentazioni mentali della realtà: dunque, se la nostra rappresentazione è negativa, concentrata su ciò che non vogliamo, sui possibili ostacoli, sugli scenari peggiori, stiamo ponendo le condizioni per comportarci in modo tale che queste si realizzino nella realtà.

L’immagine del fallimento è il primo passo per fallire

Pensiamo ad esempio ad un pugile che deve affrontare un’importante finale e che teme le mosse vincenti che potrebbe compiere il suo avversario: finirà per spendere tutte le proprie energie tentando invano di anticipare le azioni del rivale, invece di allenarsi sulle proprie. Pensiamo ad uno studente che deve sostenere un esame e che teme di essere bocciato: passerà un mucchio di tempo a prevedere o a farsi raccontare le domande che il professore è solito porre, invece di concentrarsi sullo studio e sulla sua preparazione. Pensiamo ad un innamorato che teme di essere tradito dal partner: si comporterà in modo sospettoso e aggressivo, con il risultato di fargli/farle desiderare di trovarsi tra le braccia di qualcun altro/a, invece di farlo/farla sentire amata.

Uno degli esempi reali più drammatici di questo fenomeno è quello di Karl Wallenda, uno dei più grandi equilibristi del secolo scorso, che per tutta la vita, fino ad oltre 70 anni, lasciò a bocca aperta il mondo con le sue acrobazie senza rete. Finché, un giorno, per la prima volta in tutta la sua carriera, confessò a sua moglie di aver iniziato a immaginarsi di cadere. Tre mesi dopo, mentre eseguiva la sua camminata su un filo teso tra due torri a Porto Rico, cadde effettivamente da 37 metri di altezza, trovando la morte. Aveva commesso un errore nella sistemazione delle corde. Nella sua mente si era insinuata l’immagine coerente di un incidente e, inconsciamente, aveva posto in essere proprio le condizioni perché questo si verificasse.

Un buon inizio

La lezione, dunque, è semplice e diretta: trasformate le vostre rappresentazioni mentali dal negativo al positivo. Smettetela di pensare a ciò che non va o che non volete, e cominciate a pensare a quello che vi piace e che desiderate. Naturalmente, per realizzare i propri obiettivi non è sufficiente desiderarli: occorre anche dotarsi di risorse, competenze, strategie. Ma se si comincia il percorso senza nemmeno crederci fino in fondo, si finirà per compierlo svogliatamente e magari per mollare a metà strada. Se invece la nostra attenzione è tutta concentrata verso i nostri obiettivi desiderati, ci porremo nello stato emotivo più produttivo e quindi metteremo in atto quei comportamenti che ci garantiranno le maggiori probabilità di riuscita.

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